La quarta Rivoluzione industriale non si limita a trasformare gli apparati produttivi, a mettere in discussione il business model, a riscrivere, con le ultime frontiere dell’interazione uomo-macchina, la concezione del lavoro. Conferendo alla libertà una fisionomia altamente problematica, investe ogni àmbito dell’esistenza. Annulla le distanze. Scardina le coordinate temporali, ammantando il dolente stupore di Amleto – «The time is out of joint» – di straordinaria attualità. Sottopone il legame sociale a spinte incrociate di restrizione e dilatazione. Condiziona la politica e la vita delle istituzioni democratiche. In questo milieu, il paradigma della responsabilità fondato sulla imputabilità appare debole. Non riesce a contenere l’impatto adiaforizzante dei comportamenti degli agenti economici né ad attutire i rischi connessi all’allungamento e alla frammentazione delle catene causali. Necessita pertanto di essere integrato da una istanza “forte” che riorienti l’agire responsabile. E lo vivifichi, oltre il raggio della Zurechnung, con le potenzialità della Sorge, con la forza dirompente del prendersi cura, del farsi carico dell’Altro.