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Prescrizione e diritto moderno

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La prescrizione è tema classico ma al tempo stesso modernissimo. Esso, inoltre, è tecnicamente e dogmaticamente controverso e complesso. Le ragioni poste a fondamento del fenomeno dell’estinzione dei diritti sono state rinvenute, come è noto, nella necessità sociale di racchiudere, in un periodo di tempo determinato, i rapporti di diritto «capaci di dubbi e di contestazioni», nell’esigenza di adeguare la situazione di diritto a quella di fatto ovvero in ragioni economiche. La dottrina ha evidenziato, fra l’altro, che, con gli artt. 2935, 2941 e 2942, il codice civile dava prevalenza alle esigenze superindividuali rispetto alla tutela individuale ed all’equità. Alle disposizioni contenute nel codice civile, che dettano una disciplina organica dell’estinzione dei diritti, però, si sono affiancati e sovrapposti gradualmente princìpi costituzionali e fonti di più recente emersione, quali norme europee e decisioni della Corte di Giustizia. Si impone, quindi, un’interpretazione delle norme sulla prescrizione – in primis, ma non solo, di quelle che regolano l’exordium – marcatamente diversa rispetto al passato, nella prospettiva di garantire l’effettività delle tutele. Si fa riferimento, tra l’altro, oltre che alla prescrizione per i cosiddetti danni lungolatenti e, più in generale, per il pregiudizio manifestatosi a distanza di tempo dall’illecito, alle nullità di protezione ed alle istanze restitutorie conseguenti. L’interesse a farle valere è, in quest’ultimo caso, rimesso al soggetto destinatario della protezione stessa e ciò non può non incidere sull’individuazione del dies a quo. Questioni analoghe, sul decorso del termine, si pongono anche in caso di overrulling giurisprudenziale, che riconosca un diritto precedentemente sempre negato. Ovviamente, v’è necessità di assicurare un ragionevole bilanciamento tra la posizione di chi debba essere protetto da pretese altrui, proposte in tempi a volte assai lontani, con le relative difficoltà di ricostruire i fatti a sé favorevoli, e quella del titolare della pretesa, al quale deve esserne consentito l’esercizio. Le stesse esigenze di effettività della tutela – unitamente ad un quadro normativo assai più articolato ed ampio rispetto a quello del 1942 – comportano, al contempo, il superamento della lettura tradizionale degli artt. 2941, 2942 e 2943 c.c., ammettendosi, così, la non tassatività dei casi di sospensione e di interruzione. L’esame di tali questioni restituisce, allora, un nuovo concetto di “inerzia qualificata” che sembra essere, oramai, l’elemento fondamentale dell’estinzione dei diritti.